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Monnalisa Gin, chi è mai stato più felice?

Vanessa Piromallo
March 22, 2024

Monnalisa Gin: il gin con castagno, tarassaco, ortica e alloro dedicato al furto della Gioconda e alle storie che echeggiarono nel paese di Dumenza

La mattina di lunedì 21 agosto 1911, la Gioconda fu rubata dal Louvre. Ci vollero 28 mesi per recuperarla, ed in quel periodo il ladro, Vincenzo Peruggia, la tenne tutta per sé. Non si è mai chiarito fino in fondo il motivo che lo portò a impossessarsi del celebre dipinto di Leonardo, ma quando fu arrestato disse queste parole: Io Vincenzo Peruggia da Dumenza ho rubato la Gioconda e per 28 mesi l’ho tenuta tutta per me. Chi mai è stato più felice? Attorno al furto sono fiorite molte leggende. A Dumenza, piccolo comune in provincia di Varese, la figlia del celebre ladro ha dispensato parecchi aneddoti sull’argomento ai ragazzini del paese, che l’ascoltavano affascinati. Tra loro c’era anche Francesco, che quelle storie se le ricorda molto bene, amandole al punto da dedicarvi il gin che ha creato: Monnalisa Gin. Ecco cosa ci ha raccontato.

monnalisa gin

Francesco, raccontaci la nascita di Monnalisa Gin.

Certo. La figlia di Peruggia raccontava a noi ragazzi di Dumenza la storia di suo padre e del suo celebre furto. Sono cresciuto ma la storia mi è rimasta dentro, mi sono documentato, e a fine estate 2022 ho avuto l’idea di creare un gin dedicato a questa affascinante vicenda.

Che tipo di gin è Monnalisa Gin?

Si tratta di un Distilled. La mia intenzione era quella di valorizzare al massimo la storia, che ha inizio nel mio paese, Dumenza. Per questo motivo ho deciso di richiamare in Monnalisa Gin le botaniche tipiche di questo territorio, la Val Dumentina: castagno, tarassaco, ortica e alloro. Quel che ne è uscito è un gin che ha in sé molto bosco, con note balsamiche ed erbacee. La balsamicità di Monnalisa Gin è ulteriormente sottolineata dall’utilizzo del ginepro di alta qualità, che sviluppa già da sé questa caratteristica. La castagna dona al tutto un tocco di dolcezza, e il tarassaco aggiunge una nota floreale: Monnalisa non è un dry, non è troppo forte né troppo spigoloso.

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Parlaci della bottiglia e dell’etichetta, che insieme creano un bellissimo colpo d’occhio.

La bottiglia è nera perché la Gioconda è appesa su una parete nera: questo dà a Monnalisa Gin un “sentore di Louvre”. L’etichetta è prodotta con carta cotone bio, riciclata al 100%, un materiale pregiato che dona eleganza alla bottiglia. Sullo sfondo, in trasparenza, è raffigurata la lettera originale che Vincenzo Peruggia mandò a sua figlia dopo l’arresto. Il viso rappresentato sull’etichetta è  ispirato al ladro, pur essendo un ritratto di fantasia. Sul retro della bottiglia invece compare la celebre ed emblematica frase pronunciata da Peruggia dopo l’arresto, che è diventata lo slogan di Monnalisa Gin: ho rubato la Gioconda e per 28 mesi l’ho tenuta tutta per me. Chi è mai stato più felice? Vale anche per un gin tonic preparato con Monnalisa Gin: chi è mai stato più felice? Anche il packaging di Monnalisa è d’impatto: ogni bottiglia è incartata nella riproduzione dell’autentica prima pagina del quotidiano parigino che annunciava il furto.

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Come consigli di gustare Monnalisa Gin?

Grazie alle sue note balsamiche ed erbacee, Monnalisa Gin si gusta volentieri in purezza a fine cena.
Tuttavia la mia idea è stata fin da subito quella di realizzare un gin gastronomico, aiutato anche dalle botaniche utilizzate e della rotondità complessiva del prodotto.
La sua vocazione infatti è quella di gin a tutto pasto, perfetto per abbinamenti cocktail & food. In questo caso è bene berlo sotto forma di gin tonic, preparandolo con una tonica neutra o un’acqua brillante. Come garnish si può utilizzare una foglia di alloro che richiama il contesto balsamico, oppure una fettina di limone per chi è amante dell’acidità. Non essendo un gin troppo secco, Monnalisa Gin è ottimo per preparare un Martini classico.

Hai l’intenzione di uscire con altri distillati in futuro?

Se guardi bene l’etichetta, puoi notare che in basso c’è scritto “Soluzione n.1”. Questo intende essere il primo capitolo di una storia ancora da raccontare.

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